Io non
posso gioire
Come vivrò
ne le mie pene, Amore
Io
veggio in cielo scintillar le stelle
Amor l'alma
m'allaccia
Già non son
io contento
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Io non posso gioire
lunge da voi, che siete il mio desire;
ma 'l mio pensier fallace
passa monti e campagne e mari e fiumi;
e m'avvicina e sface
al dolce foco de' be' vostri lumi;
e 'l languir sì mi piace
ch'infinito diletto ho nel martire.
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Rime per Lucrezia Bendidio, XXIII
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Come vivrò ne le mie pene, Amore,
sì lunge dal mio core,
se la dolce memoria non m'aita
di lei ch'è la mia vita?
Dolce memoria e spene,
imaginata vista e caro obietto,
voi siete il mio diletto
la mia vita e 'l mio bene;
ma pur mezzo son io tra morto e vivo,
poi che del cor son privo.
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Rime per Lucrezia Bendidio, XXV
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Camminando di notte prega le stelle che
guidino il suo corso.
Io veggio in cielo scintillar le stelle
oltre l'usato e lampeggiar tremanti,
come ne gli occhi de' cortesi amanti
noi rimiriam talor vive facelle.
Aman forse là suso, o pur son elle
pietose a' nostri affanni, a' nostri pianti?
mentre scorgon le insidie e i passi erranti
là dove altri d'Amor goda e favelle?
Cortesi luci, se Leandro in mare
o traviato peregrin foss'io
non mi sareste di soccorso avare:
così vi faccia il sol più belle e chiare,
siate nel dubbio corso al desir mio
fide mie duci e scorte amate e care.
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Rime per Lucrezia Bendidio, XXXIII
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