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DANTE ALIGHIERI

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FIGURA

Dio dunque ha scritto due libri. Per uno di essi, la Bibbia, ha usato le parole. Per l’altro, il mondo e la sua storia, ha usato cose ed esseri viventi, tra cui anche l’essere umano. Ha scritto insomma con i fatti. San Gregorio: “Non solum dicta, sed etiam res gestae profetiae sunt” “Non solo le parole ma anche gli avvenimenti sono profezie”. L’uomo può scrivere e significare con parole, ma solo Dio può scrivere e significare con i fatti. I libri si leggono per capirne il significato. Come si legge la Bibbia, si può leggere il mondo e la storia. Nei due libri, a saperli leggere, è contenuta tutta la verità. E tra i due libri ci sono corrispondenze precise, anche se gli uomini fanno fatica a scoprirle. Anche tra i vari elementi che compongono i due libri ci sono relazioni, una enorme ragnatela di “corrispondenze”, al centro della quale c’è Cristo. Si usa, per indicare questo tipo di relazioni storiche, la parola “figura”. Erich Auerbach è il critico che ha messo a fuoco il concetto:

 

“L’interpretazione figurale stabilisce tra due fatti o persone un nesso in cui uno di essi non significa soltanto se stesso, ma significa anche l’altro, mentre l’altro comprende o adempie il primo. […] L’interpretazione figurale pone dunque una cosa per l’altra in quanto una rappresenta e significa l’altra, e in questo senso essa fa parte delle forme allegoriche nell’accezione più ampia. Ma essa è nettamente distinta dalla maggior parte delle altre forme allegoriche a noi note in virtù della pari storicità tanto della cosa significante quanto di quella significata.” (Auerbach 1963, 204-05).

 

Adamo, il primo uomo, è “figura” di Cristo. Lo anticipa, lo “pre-figura”, ne dichiara la venuta. Quindi Adamo non è un vero uomo? È stato creato da Dio come “segno”? Non è così. Adamo ha la sua realtà storica che vale per se stessa, il fatto che significhi, o meglio che “pre-figuri”, qualcos’altro oltre se stesso, non toglie niente alla sua esistenza individuale, concreta, storicamente determinata. Dio, prima e dopo Adamo, ha creato il tutto, storia umana compresa, con un intrinseco ordine logico. (L’uomo è libero, sì, ma Dio conosce in anticipo le sue scelte, senza che questo tolga all’uomo il libero arbitrio). Questo ordine divino per l’uomo è spesso misterioso, ma c’è. Il Vecchio Testamento è pre-figurazione del Nuovo. L’uscita di Israele dall’Egitto è un fatto realmente avvenuto, che è valso pienamente come esperienza reale e drammatica per chi l’ha vissuto, ed è anche pre-figurazione di Cristo che si libera, risorgendo, dalla schiavitù della morte, e di ogni anima che riesce a liberarsi dalla schiavitù del peccato (che è la “morte”) per risorgere alla grazia di Dio. L’uscita di Israele dall’Egitto, la risurrezione di Cristo e il viaggio di Dante nell’oltretomba, viaggio che lo porta alla visione di Dio e alla salvezza dell’anima, sono quindi in strettissima relazione.


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